Negli ultimi anni, il volontariato aziendale — in particolare quello di competenza — ha compiuto un’evoluzione significativa: da semplice iniziativa di responsabilità sociale, si è trasformato in uno strumento strategico di sviluppo organizzativo. Partecipare a progetti di volontariato non significa solo “fare del bene”, ma vivere esperienze formative autentiche, capaci di potenziare competenze trasversali e promuovere una leadership più empatica e inclusiva.

Competenze che fanno la differenza

Il volontariato di competenza prevede che i professionisti mettano a disposizione il proprio know-how in progetti sociali o a favore della comunità. Questo approccio crea valore su due fronti:

• Per la società, che accede a competenze specialistiche altrimenti difficilmente disponibili.
• Per l’azienda e i collaboratori, che vivono un’esperienza di apprendimento autentica, fuori dai contesti formali.

Non sorprende che molte organizzazioni lo integrino nei propri programmi di formazione e sviluppo. Le competenze che emergono da queste esperienze sono tra le più richieste nel mercato del lavoro attuale:

• teamwork e leadership diffusa, fondamentali per lavorare in contesti agili e interfunzionali;
• problem solving creativo, esercitato in ambienti reali, spesso con risorse limitate;
• empatia e intelligenza emotiva, cruciali per gestire relazioni complesse dentro e fuori l’organizzazione.

Secondo una ricerca Deloitte, il 91% dei lavoratori considera le opportunità di volontariato un elemento positivo per la propria esperienza lavorativa. Ancora più significativo, l’87% le ritiene un fattore determinante nella scelta di restare o lasciare l’azienda.
Questi dati confermano che il volontariato aziendale non è solo un “nice to have”, ma un asset strategico per attrarre, motivare e trattenere talenti.