Eirini, il tuo percorso professionale ha una partenza “non tradizionale”. Vuoi raccontarcela?

Io non nasco come HR, sono una fisica, un’astrofisica. Il mio sogno era quello di lavorare alla NASA ed esplorare tutto il mondo e l’universo. Ho avuto la fortuna di ricevere un feedback quando avevo 22 anni ed ero all’ultimo anno di Fisica. Ero pronta a discutere la mia tesi con il mio professore, che era molto apprezzato e che mi disse: “ti darò la votazione più alta perché sei stata molto brava, però non dovresti continuare i tuoi studi con una specializzazione in astrofisica. I tuoi punti di forza non sono in questo ambito, quando vieni in ufficio parli molto, sei molto interessata alla vita dei tuoi colleghi, parli tutto il tempo di tante cose, non è l’astrofisica il tuo interesse prevalente.” Ho passato tre mesi terribili, pensavo che il professore non capisse che io ero nata per diventare astrofisica e così ho fatto anche la specializzazione in astrofisica. Durante la specializzazione mi sono resa conto di cosa intendesse dire il mio professore e ho capito che i miei punti di forza sono la cooperazione con gli altri e tutto ciò che mi porta vicino alle persone. Così ho deciso di esplorare il mondo del lavoro al di fuori della carriera accademica e di ricerca. Ho scelto Siemens, perché ho trovato un’opportunità di lavoro simile a quella della ricerca. Ho iniziato lavorando per due anni come software developer, venivo coinvolta in tanti progetti per diversi paesi, nel settore delle telecomunicazioni. In Siemens, ho scoperto che ci sono anche altri ruoli, che all’epoca non conoscevo. […]