Ci racconta il suo percorso professionale?

La mia storia inizia tanti anni fa, prima del 2000, quando mi occupavo per la CIA (Confederazione Italiana degli Agricoltori) Toscana dello sviluppo dei Servizi, soprattutto di quelli legati alle attività di patronato. Il mio lavoro era un po’ particolare – ma in fondo è quello che faccio anche oggi – ovvero progettare attività nuove, in quel caso nuovi servizi per l’utenza, il che coinvolgeva il reclutamento del personale e l’apertura delle nuove sedi, quindi il contatto soprattutto con le nuove generazioni di allora che entravano nel mondo del lavoro.
Questo mi ha dato lo spunto per interessarmi ai rapporti di lavoro, a come gestire l’interazione tra colleghi, come gestire i gruppi di lavoro, come introdurre dinamiche nuove, occuparmi di metodologia agile all’interno dei gruppi di lavoro, cercando di coniugare le esigenze dell’azienda e quelle dei collaboratori. In seguito sono passato alla direzione nazionale, con il ruolo di responsabile nazionale della comunicazione, del marketing e dell’immagine, il che significava coordinare il lavoro degli operatori sul territorio nazionale e verificare il rispetto delle regole che la normativa impone in materia. È stato un salto importante che mi ha arricchito molto. Come sappiamo il nostro paese è ricco di differenze territoriali nella gestione del lavoro e nelle relative dinamiche, ed avere a che fare con tutte quelle diverse realtà mi ha arricchito perché mi ha dato l’opportunità di capire che non esistono soluzioni uniche per tutti, spesso imposte dall’alto, ma che si deve sempre cercare l’approccio più adatto ad ogni situazione, spesso mediando tra azienda e collaboratori, sempre in un’ottica di crescita. Se il collaboratore si sente “felice”, considerato, assecondato nelle sue esigenze, idee e ambizioni, la produttività cresce.[…]