Le (ennesime) novità sui contratti a termine
Il contratto a termine è in assoluto l’istituto che, nel diritto del lavoro, ha subito più modifiche nel corso degli ultimi anni.
L’ultima (per il momento) è quella varata dal Decreto Legge n. 48 del 4 maggio 2023 (c.d. “Decreto Lavoro”), recante “Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 103 del 4 maggio 2023 ed entrato in vigore in data 5 maggio 2023,
Intorno ad esso si sono, infatti, svolte le più acerrime dispute ideologiche; non a caso ciascuno dei più recenti governi ha voluto lasciare la propria “impronta” su di esso, vuoi rendendolo più accessibile, vuoi, al contrario, rendendolo di difficile utilizzo. I favorevoli al contratto a termine hanno sempre evidenziato che esso è un utile strumento di flessibilità e che, ove sia utilizzato in modo più libero, l’economia e il tasso di occupazione registrano dati migliori. I detrattori del contratto a termine, di contro, parlano di misura a favore di una “precarizzazione permanente” del mondo del lavoro e, in particolar modo, degli strati più giovani della popolazione lavorativa. Non a caso tra i primi si annoverano le associazioni imprenditoriali e tra i secondi le organizzazioni sindacali.
Non voglio entrare, in questa sede, nel merito del dibattito se non per sottolineare che una equa regolamentazione del contratto a termine necessita di un altrettanto adeguata regolamentazione del tema dei licenziamenti nell’ambito dei rapporti a tempo indeterminato e che la creazione di posti di lavoro per legge non può sopperire alle carenze strutturali di un’economia. […]
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